Mai come ora l’antropogeografia di Vittorio Gregotti è necessaria all’architettura

di Carmen Andriani


Vittorio Gregotti se ne è andato all’età di 92 anni nel tempo sospeso del corona virus.

Rimane sul suo tavolo, come ultimo lascito, un libro, “Tempo e Progetto”, che sarà pubblicato a breve. Il titolo, quanto mai evocativo, sembra alludere al ciclo di vita delle cose, alla loro durata e alla modificazione continua cui vanno soggette.


Con Gregotti se ne va un pezzo del nostro novecento, un testimone autorevole e un protagonista indiscusso del dibattito internazionale. Saggista, critico, editorialista, professore universitario, direttore di Casabella per oltre quindici anni, architetto prima di tutto, con opere realizzate in tutto il mondo dallo studio da lui fondato nel 1974, Vittorio Gregotti è stato un pervicace e coerente sostenitore dei princìpi del Moderno e dell’architettura intesa come forma delle nostre materie ordinate allo scopo di abitare… in grado di dare significato all'intero ambiente fisico con l’intento di migliorarlo.


Quando scrive il “Territorio dell’architettura” (1966) Gregotti non ha ancora quarant’anni. Eppure è qui che nasce il suo manifesto e la nozione di ambiente antropogeografico che estende il campo del progetto di architettura al territorio, alla geografia, alla topografia del suolo e dei suoi usi, all’ingegneria civile che lo contiene e lo struttura, a tutte le interazioni fra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Una pratica di contestualismo attivo e non riduttivo, sulla scia di Ernesto Nathan Rogers, suo maestro riconosciuto, di cui Gregotti amplia a dismisura la portata dell’insegnamento.


I progetti della Gregotti Associati, circa 1600 di cui alcuni cruciali nel dibattito internazionale di architettura, come l’Università della Calabria, il progetto urbano per la Bicocca, il Grand Théatre ad Aix en Provence, il quartiere Zen o il bellissimo progetto non realizzato di barre residenziali nella valle di Cefalù, offrono tuttora molti argomenti di riflessione attorno al ruolo dell’architettura come arte del costruire trasversale e multidisciplinare per una società civile. 


Il dAD, Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova, dedicherà nel prossimo autunno una giornata di studi a Vittorio Gregotti, continuando la rilettura dei Maestri del secondo novecento italiano, avviata due anni fa ed affiancherà questo evento ad un altro importante appuntamento già programmato: il conferimento postumo della laurea ad honorem a Yona Friedman, per ripercorrere criticamente e costruttivamente lo smisurato campo del Territorio dell’architettura.