Il Senato Accademico dell’Università di Genova, fatta propria la risposta del Rettore ai firmatari della lettera del 29 settembre 2025 (vedi allegato):
- esprime ferma condanna e orrore per le migliaia di morti e per le inumane condizioni a cui il popolo palestinese è costretto a sottostare a seguito dell'azione militare decisa dal governo israeliano dopo i tragici fatti del 7 ottobre 2023, su cui parimenti esprime ferma condanna per le atrocità commesse. La reazione da parte del governo di Israele ha superato la soglia della ragionevolezza e dell’umanità e deve terminare, come richiesto a tutti i livelli istituzionali europei e internazionali;
- crede fermamente che la collaborazione scientifica internazionale sia non solo un motore di progresso, ma anche un presidio di libertà. Condividere conoscenze e risultati crea una rete di trasparenza e fiducia che contrasta la censura e l’isolamento. La scienza diventa una forma di diplomazia civile che difende la libera circolazione delle idee: ogni progetto comune è un atto di resistenza civile, perché la libertà della ricerca è la libertà della società;
- esprime apprezzamento per l’azione di monitoraggio, appena avviata, dei progetti di ricerca e delle collaborazioni con aziende italiane e internazionali dell’industria della difesa, e si impegna ad avviare un’analisi dei risultati al fine di vigilare sulla piena attuazione delle norme nazionali, europee ed internazionali in relazione alla disciplina del dual-use e all’etica della ricerca.
Il Senato Accademico si impegna a:
- continuare a promuovere e, ove possibile, incrementare gli scambi e la mobilità di studentesse, studenti, ricercatrici, ricercatori e docenti provenienti dalle aree interessate dall’attuale conflitto;
- implementare azioni specifiche di supporto e accoglienza a studentesse, studenti, ricercatrici, ricercatori e docenti provenienti dalla Palestina e da altre zone di guerra;
- proporre e promuovere occasioni di scambio e confronto interculturale, in linea con i principi e i valori fondanti dell’Ateneo, al fine di favorire il dialogo e la comprensione reciproca tra le comunità coinvolte dal conflitto e nell’ottica di costruire percorsi condivisi di pace e convivenza.