Il Premio Nobel 2025 per Medicina e Fisiologia è stato assegnato a Fred Ramsdell, Mary Brunkow e Shimon Sakaguchi. La motivazione del Premio è la scoperta delle cellule T regolatorie (Treg), iniziata e promossa da questi tre scienziati.

Le Treg sono un gruppo di linfociti T del sistema immunitario che, stabilendo la tolleranza immunitaria periferica, evitano che il sistema immunitario danneggi il corpo umano ogni qualvolta viene attivato. In altre parole, se il nostro sistema immunitario non avesse queste cellule, o anche solo funzionassero male, noi andremmo incontro a infiammazione cronica, ed eventualmente morte, dopo ogni risposta verso un agente infettivo, un farmaco e perfino quando mangiamo.

Nel corso degli anni è stato dimostrato che, quando queste cellule sono carenti o malfunzionanti, aumenta l’insorgenza di tumori, malattie cardiovascolari, la severità e la cronicizzazione delle infezioni, malattie come diabete di tipo I, sclerosi multipla, artrite reumatoide, Lupus, allergie.

L’Università di Genova e l’Ospedale San Martino hanno contribuito, e stanno contribuendo, in maniera importante a questi studi. Il team genovese di ricercatori, coordinato da Raffaele De Palma, in collaborazione con il gruppo di Talal Chatila della Harvard Medical School, e con altri colleghi italiani e stranieri, da anni studia il ruolo di queste cellule nelle malattie. Le attività del gruppo multinazionale di ricerca hanno caratterizzato un tipo speciale di cellule Treg, educate nell’intestino dal microbiota, che, richiamate nei tessuti da stimoli infiammatori, supportano la risposta infiammatoria, invece di spegnerla. Il team ha già dimostrato come questo meccanismo sia presente nelle forme severe di polmonite indotta da Covid-19, nelle forme severe di sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica post-Covid, nella sclerosi multipla.

L’ultimo lavoro del team UniGe-San Martino, pubblicato sulla prestigiosa rivista Immunity, è andato online tre giorni prima l’assegnazione del Premio Nobel. Raffaele De Palma ha commentato: «Questi studi aprono la strada a nuove terapie per arrivare a una terapia più selettiva e personalizzata in molte malattie. L’assegnazione di un Premio Nobel, al di là del conferimento a pochi, è un riconoscimento a un movimento che, nonostante le difficoltà, persegue e prova un’idea e nel caso della medicina lavora per trasformarla in un vantaggio per i pazienti. Non posso non esprimere la nostra soddisfazione, e intendo la mia e quella di tutte le persone che mi hanno aiutato e tuttora mi aiutano in questa avventura, per aver contribuito, nel nostro piccolo, a questa meravigliosa e affascinante avventura».

Ulteriori informazioni sono sul magazine di ateneo.